Il grande ricablaggio: i social media sono davvero dietro un’epidemia di malattie mentali adolescenziali?

Le prove sono dubbie sul fatto che il tempo passato davanti allo schermo sia responsabile dell’aumento dei livelli di depressione e ansia adolescenziale – e la crescente isteria potrebbe distrarci dall’affrontare le vere cause.

@eticadigitale

https://www.nature.com/articles/d41586-024-00902-2

  • Due cose vanno dette dopo aver letto The Anxious Generation: venderà molte copie, perché Jonathan Haidt racconta una storia spaventosa sullo sviluppo dei bambini e i genitori ci vogliono credere; inoltre il ricablaggio del cervello dei nostri figli non è supportato dalla scienza. Quel che è peggio, l’audace proposta che la colpa sia dei social media potrebbe distrarci dal rispondere efficacemente alle vere cause dell’attuale crisi di salute mentale dei giovani.

    @eticadigitale

    • informapirata ⁂ :privacypride:@mastodon.unoOP
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      8 months ago

      @eticadigitale forse il problema del disagio mentale dei giovani è solo dovuto all’impoverimento degli ultimi 15 anni.
      Insomma, abbiamo una generazione in crisi e che ha un disperato bisogno del meglio di ciò che la scienza e le soluzioni basate sull’evidenza possono offrire. Sfortunatamente, il nostro tempo viene speso riempito raccontando storie che non sono supportate dalla ricerca e che fanno poco per sostenere i giovani che hanno bisogno e meritano di più.

  • mariochisari@social.vivaldi.net
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    8 months ago

    @informapirata @eticadigitale
    Ho letto “Menti tribali” di Haidt, citato nell’articolo, e l’ho trovato interessantissimo e “come ho fatto a non capirlo” nella prima parte - tra l’altro è stato uno dei protagonisti delle scoperte che racconta. L’impressione finale però è stata che il libro è “troppo” denso, nel senso che partendo da un racconto scientifico ben piantato costruisce un sistema piuttosto complesso e arriva a discutere dei valori democratici e repubblicani in USA. Per carità, funziona tutto molto bene ma non è più così semplice da sembrare inattaccabile. Ora, il dubbio che pone questo nuovo libro me lo sono posto anch’io, e detto da Haidt vale la pena di essere valutato con molta attenzione; ha tutta l’aria di un dibattito scientifico ad alto livello, ben diverso dalla pseudoscienza che purtroppo conosciamo bene. Ed è veramente importante che lo sia.

    • @mchisari ti ringrazio per il riscontro interessante.

      Certamente i libri che leggiamo presentano un sostrato sottointeso che non sempre possiamo condividere, apprezzare o anche semplicemente cogliere, dal momento che vengono scritti per utenti e cittadini che appartengono a contesti diversi.

      Eppure, come hai confermato anche tu, quando un libro è scritto bene non importa che sia esatto ma apre la mente su concetti e scenari sui quali difficilmente ci saremmo Affacciati

      @eticadigitale

  • Gert :debian: :gnu: :linux:@qoto.org
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    8 months ago

    @informapirata @eticadigitale questo modo di ragionare è esso stesso espressione de problema. Non esiste una causa unica e ultima per fenomeni come il disagio e la malattia mentale. Chiedersi se i social siano la causa di quei fenomeni è già un errore. Questo poi non significa che non possano avere un ruolo, ma bisogna comprendere il fenomeno nella sua complessità.

    • @Gert beh però non è così… La domanda nel titolo non nasce mica per generazione spontanea, ma segue alla pubblicazione di The Anxious Generation, che propugna esattamente quella tesi, libro di cui questo articolo è una recensione…

      Giustamente la recensione mette in dubbio la tesi di fondo e contestualizza il disagio giovanile in uno scenario più complesso

      @eticadigitale

      • Gert :debian: :gnu: :linux:@qoto.org
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        8 months ago

        @informapirata @eticadigitale è una questione difficile da articolare in chat. Come dicevo altrove, gli umani non sono indirizzi ip, sono esseri incarnati: le storie, prima di essere narrate, sono vissute. Il linguaggio è autentico quando porta alla parola la vita vissuta. Per questo c’è la sovrapposizione anatomica tra le strutture neurali preposte al linguaggio e le aree premotorie, ed è per questo che Aristotele indicava il linguaggio come mimesis praxeos. Nei social il linguaggio è sempre più scollato dalla vita vissuta. Le evidenze cliniche parlano chiaro: le persone che vengono in terapia portano tutte narrative scollate dalla vita vissuta. Più è profondo lo scollamento più appaiono i sintomi.